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Le città possibili due
di Carlo Arcari


Alla serata inaugurale del Festival delle Città Possibili, una coraggiosa e interessante iniziativa pensata, voluta e realizzata da Giuseppe Civati, si sono confrontati sul tema della "Città Possibile" i sindaci di tre città che stanno in modo diverso e in diversa posizione in quel processo in corso di trasformazione urbana e ambientale, culturale ed economica, che per brevità viene identificato col termine di "megalopoli".
Arianna Censi e Enrico Brambilla, rispettivamente primi cittadini di Locate Triulzi e Vimercate, hanno raccontato ai cittadini monzesi le loro esperienze concrete di amministratori alle prese con progetti di riqualificazione urbana, transizione culturale, riconversione industriale e produttiva, costruzione di reti territoriali, servizi integrati di offerta sociale, che a pieno titolo di iscrivono nel più grande quadro di gestione delle nuove forme di cittadinanza che un sindaco è chiamato oggi a realizzare.
Arianna Censi ha raccontato il progetto di dismissione e riconversione industriale di una grande storica azienda alimentare lombarda, la Saiwa, che per Locate Triulzi rappresentava quello che la Fiat rappresentava negli anni 60 a Torino. Ha illustrato come il suo piccolo Comune è riuscito ad affrontare e vincere questa difficile sfida dialogando con tutti gli attori coinvolti sulla scena di quell'evento traumatico, mantenendo la vocazione industriale dell'area e trasformando il vecchio insediamento industriale in un parco tecnologico per piccole aziende innovative, recuperando con profitto aree private all'uso pubblico. Brambilla invece ha descritto il grande progetto di rete territoriale che Vimercate ha realizzato nel settore dei servizi sociali coinvolgendo altri 29 Comuni della zona. Una rete che è poi servita per implementare altre iniziative collettive quali un Centro di Acquisto e un tavolo intercomunale ambientale per la realizzazione dell'Agenda 21. Tutti e due i sindaci ci hanno parlato del loro tentativo di costruire un nuovo e più solido tessuto sociale e urbano per reggere la sfida che il modello globale della megalopoli pone di fronte a tutti noi. Ci hanno parlato infatti dei loro progetti di "Città Possibile" che si dovevano confrontare con i piani decisi da multinazionali a livello globale,o da altri attori istituzionali sovracomunali che rispondevano a modelli e programmi decisi lontano dalla loro realtà.
A fronte di queste esperienze molto concrete e tangibili, l'intervento del sindaco Michele Faglia è risuonato come un discorso più lontano nel tempo e nello spazio. I due amministratori avevano parlato di autostrade, ristrutturazioni industriali, centinaia di licenziamenti, offerte sociali organizzate e gestite in rete tra decine di Comuni per garantire qualità ai servizi riducendo i costi, difesa dell'ambiente. Lui ha parlato di Longobardi, Teodolinda, Monsignor Talamoni e San Gerardo dei Tintori. Loro avevano parlato delle Città Possibili che avevano realizzato e quelle del futuro prossimo, lui invece ha riproposto il passato di Monza come il contenitore di una serie di "Città Possibili" ideali (e ideologiche) che si dovrebbero conoscere, studiare e recuperare. Loro cercavano di lanciare uno sguardo sul futuro, lui indicava il passato, loro guardavano avanti alzandosi sulle punte dei piedi, Faglia invitava i monzesi a guardare indietro, al loro splendido retaggio: "senza questo legame, senza partire da quelle idealità, vorrebbe dire realizzare solo degli efficientismi e costruire un futuro non nostro" ha concluso.
Dopo la serata inaugurale il Festival, ha cercato di porre all'attenzione dei monzesi quello che in questi anni si è mosso e oggi si muove con crescente velocità, attorno e fuori dalle mura della città di Teodolinda. Per questo ha offerto ai convegnisti, venerdì pomeriggio, alcuni esempi (Carpi, Torino) di progetti urbani pensati per rispondere alle esigenze dei bambini e delle bambine, e un incontro dedicato alla nuova gestione del tempo sperimentata da una pubblica amministrazione(Bolzano), e ha proposto questa mattina un tour di eccezionale interesse: la visita guidata dall'assessore all'Urbanistica, Alfredo Vigano e dal Vicesindaco, Roberto Scanagatti, a tre delle principali aree industriali dismesse della città sulle quali a breve dovrebbero partire grandi progetti di riqualificazione urbana, cioé Pastori e Casanova, ex Macello, Cotonificio Cederna.

il contenitore della futura pinacoteca

Il primo progetto di recupero, affidato ad una star mondiale dell'architettura, Gae Aulenti, è quello della nuova Pinacoteca che verrà realizzata sfruttando e riutilizzando gli enormi spazi della ex fabbrica tessile abbandonata da decenni, ma ricca di strutture architettoniche che da sole meritano di venire ammirate come opere di modernariato. La grande volta-lucernario a intreccio, di cemento armato, che copre i grandi open space che costituiscono il corpo centrale della fabbrica, è davvero spettacolare e, conoscendo il genio di Gae Aulenti (si pensi al Musée D'Orsay), si può ben immaginare come questo spazio verrà magistralmente usato a fini espositivi. La Pinacoteca avrà circa 7-800 metri lineari di pareti espositive, ci sarà spazio per una biblioteca dedicata all'arte e ad altri spazi espositivi destinati ad ospitare grandi mostre e iniziative culturali. All'esterno un parco pubblico e un parcheggio interrato da 120 posti auto completeranno l'intervento. Questo progetto da solo basterebbe per fare della città un vero polo di attrazione culturale che porterebbe finalmente a Monza molte migliaia di persone l'anno, dando alla città una sede idonea per ospitare le mostre del circuito internazionale dell'arte che finora hanno girato al largo, e nel contempo consentirle di valorizzare e promuovere il suo patrimonio di oltre 1.200 dipinti oggi disperso in scantinati e depositi. Il cantiere, secondo Viganò, dovrebbe aprire entro la fine del 2004.

un vecchio fabbricato del macello

A questa visita ha fatto seguito una ricognizione all'ex macello, oggi totalmente abbandonato se si esclude un piccolo spazio per il mercato ortofrutticolo. L'area è enorme, pari a cinque piazze Trento e Trieste per intenderci, e comprende una interessante struttura di archeologia industriale meritevole di recupero e riutilizzo: le tettoie metalliche sotto le quali si teneva il mercato che ricordano quelle de le Halles (il vecchio mercato coperto di Parigi), già frutto di un "recupero" quando vennero portate a Monza dall'Esposizione Internazionale di Torino. L'area verrà trasformata in un grande parco urbano e le vecchie strutture (tettoie, porcilaia, casa del direttore, ecc) ospiteranno centri per il tempo libero e l'aggregazione dei giovani monzesi grazie a un mix di iniziative pubbliche e private.

l'enorme insediamento dell'ex Cotonificio Cederna

Il viaggio nel futuro della città si è concluso con la visita al vecchio Cotonificio Cederna, un'altra area industriale dismessa di grande estensione per la quale è già pronto un progetto di recupero che offrirebbe a Monza e in particolare al quartiere, un nuovo parco urbano e una biblioteca, il tutto in un'area che comprenderà anche una zona residenziale, una zona commerciale, due nuove piazze, un giardino pensile e un grande parcheggio interrato. Alfredo Viganò, inoltre, ha illustrato ai presenti le altre aree dismesse cittadine, in tutto circa 20, sulle quali sono già allo studio possibili realizzazioni.
Il tour organizzato dal Festival purtroppo l'hanno visto in pochi. Andrebbe riproposto alla cittadinanza, magari con una mostra di disegni e fotografie e con una raccolta dei materiali scritti e illustrati. Ma in realtà tutti i contenuti, atti, abstract, disegni e fotografie, di questa bella manifestazione andrebbero raccolti in una pubblicazione che avrebbe anche la funzione di fornire agli organizzatori una base documentale per la prossima edizione.

Carlo Arcari

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  12 marzo 2004